U16M, finalmente il weekend pallavolistico è finito…facciamo il resoconto di quello che è successo.
Sabato mattina, nebbia a parte, ci rechiamo nella ridente località amena in quel di Foglizzo. Luogo che alle 9.30 del mattino non fa uscire nemmeno un cane…errore un cane c’era: grigio come il tempo, una zampa claudicante e un occhio incavato per chissà quale disgrazia. Gli indigeni, molto espansivi, a detta dei depliant locali, hanno il solo difetto che non si trovano e dalle persiane chiuse non trapelava nessun consiglio o informazione su punti di ristoro per consolarci del luogo o semplicemente per sapere se in questa altura il genere umano esiste ancora. Da un camino lontano scorgiamo del fumo e una insegna un po’ datata che esponeva la scritta :”Ba. Degli a.ici” (i puntini sono le lettere mancanti che stanno ad indicare “Bar degli amici”). Entriamo insicuri se quell’entrata ci porterà conforto o aprirà la spazio a qualche avventura spiritica. L’accoglienza non è entusiasmante: locale vuoto, intonaco quasi dimenticato, un bancone tipo saloon con alle spalle bottiglia di marche sconosciute e semi vuote. Ma la nostra attenzione si concentra sul gestore (ma sarà veramente lui?): un tronco umano dove non si capisce dove finisce la testa e inizia il collo e le spalle. Il resto è nascosto dal bancone. Con la testa china l’odore del suo sigaro che si espande in tutto il locale e il rantolo del suo respiro chiediamo cortesemente (non si sa mai le reazioni che posso avere gli indigeni quando li incontri) se il locale è aperto e senza darci il tempo di finire ci espone i suoi dubbi sulla felicità della vita coniugale e su come definire il vuoto esistenziale che circonda la vita del single. Abbiamo capito che non era aria e ci siamo incamminati verso la solitudine della palestra che tutto sommato ci sembrava molto accogliente rispetto al resto dell’urbe. La palestra ci accoglie come il paese: fredda e con il solo allenatore indaffarato a preparare un minimo di accoglienza. L’ambiente ci portato un po’ di conforto ed il ripopolamento della palestra ci ha fatto riconciliare con il genere umano ad anche con lo sport. E qui iniziamo a parlare di volley e della partita. Situazione nuova per noi dopo una serie di sconfitte altamente tossiche.Partiamo con una formazione che presenta due opposti al posto del palleggio e opposto. La formula regge bene il primo set che vinciamo agevolmente, ma nel secondo il meccanismo cede il passo ad errori banali di tecnica e di mancanza di fiducia nei propri mezzi. Il terzo ci penalizza ulteriormente per mancanza di amalgama e i cambi non sortiscono nulla di buono. A errori si sommano errori e la sfiducia sommata alla paura di sbagliare domina il braccio. Potevamo tornate a casa con l’ennesima sconfitta ma sarà la solitudine del luogo sarà che il tronco disperato si è materializzato all’improvviso, i giovani virgulti si sono ripresi la scena e hanno ribaltato la situazione con valore ed un minimo di tecnica, che a questi livelli non guasta. Così finisce 3 a 2 per noi è addio nebbia grigia, scuri chiusi…L’unico rammarico e lasciare senza risposte il tronco solitario rimasto isolato mezzo a suoi dubbi e al suo futuro. Nel proseguo del weekend abbiamo santificato la domenica in una partita che ci ha permesso di continuare a credere nel nostro lavoro di crescita tecnica e tattica. Incontriamo il Novara, squadra di elevata qualità tecnica e fisica. Noi nel nostro piccolo abbiamo mostrato la capacità di essere squadra e imparato a limitare i nostri difetti, che sono legati alla ricezione (sempre lei) ed al nostro attacco (se ci mettevamo pure la battuta eravamo a posto). Come il giorno precedente iniziamo bene il 1°set ma continuiamo a sbagliate nel 2° set, riprendendoci nel 3° e copiando il 2° set perdiamo il 4°. Il 5° lo perdiamo nel primo parziale ma lo riprendiamo nel secondo ma non riusciamo a colmare il distacco. Sconfitta onorevole che dimostra che il cammino è proficuo e porterà buoni frutti. Uscendo dalla palestra, nel cammino verso casa, una figura mi viene incontro…è il tronco che con voce alterata dai fumi dell’alcol farfugliava di quanto era bella la vita da single ma lo diceva con una bottiglia in mano e l’occhio tradiva una lacrima. L’ho accompagnato ad una fermata di pullman raccontandoci di come é bello il volley. Mi ha promesso di venire a vedermi alla prossima partita così mi aiuta a montare la rete ed a raccontarmi dei suoi fantasmi.
P.S. è tutto inventato tranne la parte del volley…ma è molto reale.
GZ