Una sera sì e una no mi arrabbio talmente tanto con me stessa che se potessi prendermi a sberle senza sembrare pazza lo farei. Mi arrabbio per piccole cose, come è ovvio: una schiacciata sbagliata, la concentrazione che va a farsi un giro quando più mi servirebbe, i cinque centimetri che mi mancano in altezza (facciamo anche i dieci, via!). Piccole cose che nella mente di una giocatrice passano spesso, piccole imperfezioni a cui sembra di non abituarsi mai.
Sarà che le partite in cui si vede più la panchina del campo fanno male, sarà che ognuno di noi sa quanto vale, ma si arriva ad un punto in cui ci si chiede “cosa mi manca?”
E la risposta è niente.
A nessuno di noi manca niente.
L’ho imparato dopo anni e dopo lunghe riflessioni fatte con me stessa nella doccia, dopo gli allenamenti.
Ho imparato che la sfida più grande, quando ci si butta in un contesto dove non si è per forza la migliore, è sapersi amare per ciò che si è.
È imparare a dire:
“Mi amerò lo stesso, anche se non sono alta quanto vorrei.
Mi amerò lo stesso, nonostante quei tre chili che se non ci fossero mi farebbero muovere più in fretta.
Amerò ogni mio errore, ogni mia mancanza, ogni partita passata a fare da spettatore.
Amerò lo stesso quel colpo che proprio non mi viene, quel movimento che dimentico di fare ogni benedetta volta.
Mi amerò lo stesso, anche se non sono la migliore, ma sono solo una che ci prova ogni giorno da tanti anni.
Mi amerò lo stesso perché se non riesco ad amare ciò che sono non potrò diventare ciò che voglio essere.
Amerò le lacrime, la fatica, le incazzature che dovrò affrontare, perché in un modo o nell’altro mi aiuteranno.
E poi amerò le piccole e le grandi conquiste, i punti fatti un po’ per caso e quelli calcolati.
Amerò le mie magliette taglia L e ogni singolo grammo che mi compone, perché non è da quello che si definisce chi è un buon giocatore e chi invece non lo è.
Amerò la mia schiena dolorante e quella gamba che fa un po’ fatica a venirmi dietro.
Amerò ogni singolo giorno passato lontano dal campo, perché mi ha aiutata a capire dove ho investito il mio cuore.
Mi amerò lo stesso, anche se in campo poi c’è un’altra ragazza, anche se poi i punto non lo faccio io.
Mi amerò lo stesso anche quando deciderò di appendere le ginocchiere al chiodo, perchè terminare un percorso presuppone di averlo iniziato.
Arriverò ad amare quello che odio di me stessa, proprio perché mi rende quella che sono.
Mi amerò lo stesso, perché me lo merito.”
Lo sport mi ha insegnato che ciascuno di noi è importante e indispensabile proprio per le sue caratteristiche, belle o brutte che siano. Che non esistono ostacoli che non si possano superare, se si è disposti ad accettarsi. Mi ha insegnato ad accettarmi nonostante tutto, ad avere il coraggio di guardarmi allo specchio dopo una vittoria e dopo una sconfitta e dire: “Mi amerò lo stesso, comunque vada.”